
Tre pratiche chiave in Aikido
Tre pratiche chiave per l’Aikido (Più 1 pratica bonus) – Miles Kessler Sensei
Essere abili in Aikido o qualsiasi altro “percorso di pratica” non significa che siete anche abili in ogni aspetto della vostra vita quotidiana. La triste verità è che lo sviluppo ottenuto nel dojo non si traduce automaticamente nel mondo. Per portare il vostro Aikido dal dojo al mondo, avete bisogno di più. È necessario creare “pratiche di bridging“ che vi aiuteranno con l’importante pratica di integrazione. In questo post del blog, sto per insegnarvi “3 pratiche di bridging” chiave per l’Aikido che vi aiuteranno efficacemente a portare il vostro Aikido dal dojo al mondo.
Questo post è tratto da un “Facebook Live” fatto nel gennaio 2018. È parte di una serie in 4 parti su “Aikido e insegnamento” (vedi parte 1 su “Come scegliere un insegnante di Aikido”).
In questo secondo video, mi sono concentrato su cosa significa portare la pratica dell’Aikido dal tatami nel mondo.
“Essere abili nell’Aikido non significa essere anche abili in ogni aspetto della vostra vita quotidiana.“
Miles Kessler
Qui alcuni dei punti trattati nel discorso:
- La motivazione per cui il progresso nel dojo non si traduce necessariamente nel mondo
- La regola “le tecniche dividono, i principi uniscono”
- Principi universali, significa che sono applicabili in ogni momento, in ogni luogo e in ogni circostanza
- La trasformazione è innescata dai principi non dalle tecniche
- Un approccio all’Aikido basato sui principi trasformerà il sé, trasformerà le relazioni e trasformerà il mondo
Cos’è una “pratica di bridging”?
L’anno scorso l’Integral Dojo ha prodotto primo nel suo genere “Aikido At The Leading Edge Masterclass” con 12 insegnanti “Maestri” del mondo dell’Aikido. Uno di questi insegnanti è Mark Walsh, formatore e istruttore di Embodiment. Mark mi ha introdotto all’idea delle “pratiche di bridging” e da allora utilizzo efficacemente questo meraviglioso concetto con i miei studenti.
Una “pratica di bridging” è qualsiasi pratica che crea integrazione agendo come un “ponte” che collega il vostro “spazio di pratica”, al vostro “spazio di vita quotidiana”. Quindi portare la vostra pratica di Aikido dal dojo al mondo e nella vostra vita quotidiana richiede di aggiungere “pratiche di bridging” alla vostra routine di formazione.
Nel discorso qui sotto, insegno le seguenti “3 pratiche di Bridging” che servono effettivamente a questo scopo. Come pratiche “basate su principi”, queste 3 pratiche sono universali nella loro natura. In altre parole, possono essere praticate in ogni momento, in ogni luogo e in ogni circostanza.
3 Pratiche chiave di collegamento per l’Aikido (più 1 bonus)
- Pratica n. 1: “Dallo stress al centro”.
- Pratica n. 2: “Dal centro alla connessione”.
- Pratica n. 3: “Pratica della riflessione” (in sé, con gli altri e nel mondo)
- Pratica bonus: “Aikido Sandwich”
Avere “pratiche ponte” per il vostro Aikido è la differenza tra l’Aikido come pratica di vita e l’Aikido come semplice hobby.
Se l’Aikido sta per avere un maggiore impatto nel mondo (come credo dovrebbe essere) allora deve accadere attraverso voi, attraverso me e attraverso la grande comunità dell’Aikido.
È necessario imparare a portare la vostra pratica di Aikido dal dojo al mondo. Questo significa assumere consapevolmente le pratiche di bridging. Queste “3 pratiche di bridging”, chiave per l’Aikido sono semplici modi di farlo.
L’ultima cosa di cui il mondo ha bisogno è un altro insegnante di Aikido. L’ultima cosa di cui il mondo ha bisogno è un altro studente di Aikido.
Ciò di cui il mondo ha bisogno sono uomini e donne che sono dedicati a un percorso superiore di AIKI.
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Introduzione
Introduzione alle pratiche di bridging
L’insegnamento di oggi verte su qualcosa chiamato “pratiche di bridging”, queste pratiche ci aiutano a portare la nostra pratica dell’Aikido, il nostro sviluppo dell’Aikido dal Dojo nel mondo. Sto parlando di tre pratiche chiave di collegamento, chiavi cruciali, essenziali per portare il vostro Aikido nel mondo o potremmo anche dire per portare il vostro Aikido nella vita di tutti i giorni.
Aikido nella vita quotidiana
Prima voglio parlare per un attimo del perché è importante portare l’Aikido nella vita quotidiana. Potremmo parlare del perché è importante portare l’Aikido dal Dojo nella vostra vita quotidiana o nel mondo, ma possiamo anche parlare del fatto che alcune persone, pur non essendo praticanti di Aikido, sono ispirate dai principi e dagli insegnamenti dell’Aikido e forse pensando a tutto ciò che concerne un’arte marziale non si sentono fisicamente portati o solo non hanno il tempo o per un qualsiasi altro motivo.
Se diamo uno sguardo vediamo che ci sono organizzazioni legali, di sviluppo che lavorano con i principi dell’Aikido, tantissimi lavorano con i principi dell’Aikido per risoluzione dei conflitti, così come tantissime di scuole di leadership. Va bene che si lavori con i principi sia che si prendano da quei corsi sia che si prendano dal Dojo.
Bene, come facciamo a portare l’Aikido dal Dojo nella vita di tutti i giorni?
È proprio qui che l’Aikido diventa davvero importante, perché se non lo facciamo allora l’Aikido è solo un altro hobby, un’altra attività, un altro fitness fisico, solo un altro sport e va bene.
È una buona cosa essere sano, è bene avere un hobby, è bene impegnarsi nello sport, ma in quanto percorso marziale l’Aikido è la via per un più elevato sviluppo fisico, mentale, emotivo e spirituale, e dovrebbe avere in noi un impatto a livello personale, a livello sociale, a livello di vita. Questo è lo scopo più grande dell’Aikido.
Alcuni dei benefici non sono qualcosa di benefico, queste sono alcune delle ragioni del perché è importante portare la nostra pratica di Aikido dal Dojo nel mondo, ciò che è stato sviluppato nel Dojo non necessariamente si traduce nel mondo. La pratica che facciamo qui nel Dojo di Ikkyo, Nikkyo, Sankyo, il Reigi che pratichiamo è una forma di cortesia giapponese. Forme di galateo culturale davvero belle in cui impari come inchinarti, sederti dritto, stare in silenzio, essere minimalista, mantenere il posto pulito e ordinato.
Tutte queste sono pratiche eccellenti, ma non necessarie perché non viviamo in Giappone e comunque la maggior parte di noi, dovrei direi molti di noi, non vive in una cultura orientale. Noi abbiamo modi diversi, naturalmente il rispetto è il rispetto, ma non lavoriamo necessariamente con gerarchie più rigide dove sappiamo di dover rispettare sempre chi è al di sopra di noi. Ovviamente rispettiamo le pratiche che facciamo, quindi il nostro mostrare forme di rispetto, non sempre si traduce nel mondo e allora abbiamo bisogno di pratiche di collegamento.
Le tecniche dividono, i principi uniscono
È per questo che solo con la pratica di collegamento possiamo prendere il valore di ciò che stiamo ricevendo nel Dojo e portare ed effettivamente infondere questo valore nella nostra vita. Ricordate che l’insegnamento di base di cui parlo sempre è che per natura le tecniche e le forme dividono, creano divisione.
Il mio stile il tuo stile questa tecnica quella tecnica, questo crea una maggiore divisione e di conseguenza abbiamo una maggiore divisione nel mondo. Insegnare solo tecnica è bello ma in realtà stiamo praticando divisione, non è una cosa negativa, a meno che non ci identifichiamo in tutto questo.
D’altra parte, i principi sono universali per natura, i principi uniscono, le tecniche dividono. Così ogni tecnica che pratico ikkyo, nikkyo, sankyo, yonkyo, kotegaeshi o immobilizzazioni e rotazioni, nella vita di tutti i giorni hanno un’applicazione quasi pari allo zero, a meno che qualcuno ti attacchi per strada o che tu sia nelle forze dell’ordine o qualcosa di simile, tutto queste cose non hanno alcuna applicazione nella vita quotidiana.
I principi universali uniscono, possiamo accedere a questi principi unificatori e sono applicabili in ogni momento, in ogni luogo e in tutte le circostanze. Le tecniche dividono mentre i principi universali uniscono.
Sono universali per natura e questo significa che quando pratico la centratura, la connessione, l’ascolto e il radicamento posso prendere il principio e portarlo in ogni aspetto della mia vita, in ogni relazione, in ogni ruolo che rivesto, con ogni tipo di etichetta, in ogni modo in cui mi relaziono nel mondo posso praticare quei principi e quindi quello che sto facendo nella vita sarà effettivamente infuso dello stesso beneficio che abbiamo in Dojo.
Principi agenti di trasformazione
Perciò in un certo senso i principi dell’Aikido sono agenti di trasformazione. Quando ci si connette con i principi, i principi sono l’agente di trasformazione. Questo è ciò che vi fa crescere, connettendovi ai principi sarete automaticamente in questo tipo di processo di crescita.
Quindi i principi sono super importanti, connettersi ai principi è esattamente quanto potete portare nella vostra cultura, nei vostri stili, nella vostra famiglia, nel vostro ufficio, e in tutte le relazioni, ogni volta, dovunque e in ogni circostanza. E l’Aikido a quel punto diventa una pratica di trasformazione.
Se si pratica solo nel dojo e non si pratica nel mondo non cambierà davvero chi siete, state acquisendo nuove tecniche, nuovi stili, nuove abilità, nuovi livelli di abilità, nuovi livelli, nuovi gradi e forse diventerete belli e forti ma poi invecchiando tutto questo inizierà a diminuire e quando sarete un uomo o donna anziana la vostra forma fisica diminuirà e quello che avete acquisito andrà davvero perso.
Quando si praticano i principi in modo trasformativo, essi cominceranno a cambiarvi dall’interno e poi, man mano che si cresce e si matura, continuano a crescere ancora e ancora e quando il nostro corpo fisico comincia a decadere, continuano a crescere ed è per questo che sono agenti di trasformazione. Se glielo permettete i principi si trasformano da soli, con il tempo e la pazienza trasformano tutte le vostre relazioni, e trasformeranno il mondo.
Ho parlato un po’ di questo argomento con Richard Strozzi Heckler Sensei, entrambi crediamo che l’Aikido potrebbe e dovrebbe avere un maggiore impatto nel mondo. Penso che una delle ragioni sia che non ci concentriamo davvero sul prendere ciò che abbiamo imparato nel Dojo.
Questa è una generalizzazione grossolana, non è un’accusa ma non c’è abbastanza attenzione per prendere l’Aikido dal Dojo e portarlo nel mondo. Quindi questo è il motivo per cui è importante portare l’Aikido nella nostra vita quotidiana, potremmo ottenerne molti benefici. Il beneficio individuale che si ottiene dall’Aikido si tradurrà nella vostra vita quotidiana.
Il rapporto, il modo in cui creiamo queste forme divengono modi perfetti per incontrarsi nel conflitto e rimanere abilmente aperto, presente e collegato in quel conflitto imparando metodologie di apprendimento che aiutano a risolverlo. E ripetendolo ancora e ancora si inizia così a portarlo nella nostra vita di tutti i giorni.
Prima o poi, di solito prima, cominciamo a vedere che il modo in cui ci relazioniamo con le persone, il modo in cui ci relazioniamo nel bel mezzo del conflitto, il modo con cui ci relazioniamo alle persone e al conflitto inizierà a trasformarsi nel mondo.
Quindi c’è un enorme beneficio a portare il nostro Aikido dal Dojo al mondo, ma in un certo qual modo dovete avere un’ulteriore intenzione, dovete prestare ulteriore attenzione e avere anche alcune pratiche di collegamento. Le pratiche di collegamento sono come un ponte che porta dalla realtà del Dojo alla vita quotidiana.
Pratiche chiave di bridging
Oggi ho intenzione di parlare di tre pratiche chiave di bridging che vi aiuteranno a portare l’Aikido dal Dojo nel mondo. Ognuna di queste pratiche è una pratica per impostare in voi una prospettiva e ricordarvi che le prospettive vanno guadagnate. Nasciamo con prospettive diverse quindi per poter avere la vostra prospettiva me la devo guadagnare. Ciò significa che devo centrarmi, ascoltare e mettermi nei vostri panni. Devo cercare di vedere il mondo dalla vostra prospettiva, cercare di guardarvi dentro.
È una pratica di sviluppo ed è quello che facciamo in Aikido cambiando ruolo Uke/ Nage, ogni volta che cambio mi sto mettendo nella prospettiva e nei panni dell’altra persona che a sua volta si sta mettendo nei miei panni. Quindi c’è una sorta di apprendimento in cui giochiamo questi due ruoli e poi nel modello del conflitto. questo è un cambiamento di prospettiva.
In qualche modo queste “tre pratiche di bridging” sono anche prospettive che devono essere praticate, devono essere sviluppate e guadagnate. Non ti viene regalato, è un privilegio dello sviluppo, ci sono diritti di nascita per tutti, ma allo stesso tempo, dobbiamo guadagnarceli, dobbiamo lavorare per questo sviluppo.
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Pratica 1 “Dallo stress al centro”
Pratica di bridging numero uno
“Dallo stress al centro”
Avendo a che fare col centro, questa è certamente una delle nostre chiavi di pratica individuale dei principi praticati in Aikido. La prima pratica di collegamento, è la pratica “dallo stress al centro”.
Posso dire che sono Miles un essere umano con un confine fisico, un confine energetico, confini relazionali, confini culturali, confini spaziali. Sono tranquillo, nel Dojo non c’è nessuno, sono seduto qui davanti alla mia piccola orchidea e ho un bicchiere d’acqua. Va tutto bene, ma non appena le persone iniziano ad entrare da quella porta, entreranno nei miei confini e ad esempio, sto facendo un live su Facebook. Potrebbe cominciare a crearsi un po’ di stress, sono preoccupato per loro, sono preoccupato per voi e salta fuori lo stress, è naturale.
Immaginiamo un altro scenario, stai guidando la macchina, cammini per strada, parli di fare shopping con tua moglie, cerchi di far lavare i denti a tua figlia così andrà a scuola. Tutte queste cose sono esempi presi dalla mia vita, tutte queste cose possono attivare lo stress nella sistema.La pratica non è quella di fare koteagashi a mia figlia o iriminage a mia moglie.
Non è questa la pratica, la pratica è “dallo stress al centro”.
Dallo stress al centro
Quindi la centratura è questa pratica incredibile che noi tutti facciamo in Aikido ed è una pratica intenzionale in cui ci rivolgiamo all’interno.Quando viene fuori lo stress dentro di me tutto vuole uscire lotta, fuga, blocco soprattutto nelle relazioni, ma in realtà la pratica intenzionale è fermarsi e rivolgersi a sé stessi.
La pratica di centratura è la manifestazione fisica della consapevolezza e sia il centrarsi che la consapevolezza sono pratiche interiori. Pratica di collegamento numero uno.
Stiamo portando l’Aikido dal Dojo nella nostra vita e questa pratica di collegamento si può fare in diversi modi. In primo luogo si fa con sè stessi, ci si rivolge a sè stessi ed è utile lungo tutta la giornata.
La maggior parte delle persone sono a posto quando entrano nel Dojo, portano la loro borsa, allineano le scarpe, vanno e vengono, si siedono in linea retta, forse fanno un po’ di stretching da soli e sono pronte. Questo tipo di persone si allena e si condiziona in modo da essere pronte per la lezione.
Non lo facciamo quando andiamo al lavoro, non lo facciamo quando andiamo a casa. Lo sa solo Dio quando torno a casa mi tolgo le scarpe, appoggio la borsa, mi tolgo il cappotto e mi metto sul divano, gioco con i miei figli e non è la stessa intenzione e va bene. Abbiamo modi di essere diversi in posti diversi, ma è bene avere dei promemoria quando durante il giorno lo pratichiamo con noi stessi.
Il campanello dell’attenzione
Ci sono alcuni templi buddisti, per esempio il monastero di Thich Nhat Hahn in Francia, in cui hanno una campana che suona a caso durante il giorno. È solo un bong e ogni volta che suona si vedono tutti quelli che praticano, monaci, monache e le persone che vivono lì a Plum Vilage, fermarsi un attimo per chiudere gli occhi, portano attenzione a se stessi, respirano, diventano consapevoli, sentono il corpo, sentono il respiro, sentono la terra sotto i piedi. Questa è una pratica che fa da collegamento.
Ora noi non abbiamo campanelli nel corso della giornata, ma quante volte attraversiamo una porta, una soglia durante il giorno? Ogni volta che si attraversa una certa soglia può essere una pratica di collegamento per la centratura, rivolgersi a noi stessi ogni volta che si entra in una stanza.
Quando vi apprestate ad entrare in una stanza, ogni volta che entrerete nella stanza che sia nel vostro ufficio o nel bagno, fate che questo sia un punto di centratura del modo in cui ci entrerete. Quante volte vi alzate e vi sedete ogni giorno? Fate che sia la preparazione di collegamento, ogni volta che fate questa pratica, fate in modo che sia una pratica di centratura come la campana che suona. Può essere leggere il vostro cellulare, può essere la notifica di una e-mail in arrivo, ci sono molte cose che potete impostare intenzionalmente per creare una pratica di collegamento.
Normalmente potrebbero causare uno stress, in realtà farle intenzionalmente ci rende più concentrati, pratichiamo “dallo stress al centro”.
Dovremmo praticare dallo “stress al centro” anche nei rapporti con gli altri, non solo con noi stessi, ma quando incontriamo altre persone. Così in ogni incontro, ogni volta che incontrate qualcuno, i vostri figli, il vostro partner, ogni incontro nel vostro lavoro, quanto avete un incontro nel vostro ufficio, entrate nel meeting col centro, esprimete l’intenzione di concentrarvi ed entrate in quell’incontro. Quando tendete e stringete la mano a qualcuno, allungate la mano dal vostro centro. Quando ascoltate qualcuno ascoltate dal vostro centro. Questi sono modi per assicurarsi che lo stress torni sempre al centro.
Creiamo un contenitore sempre più grande, sempre più grande, per far sì che lo stress si manifesti e scompaia. Così pratichiamo con noi stessi la centratura “dallo stress al centro”, pratichiamo “dallo stress al centro” in relazione con gli altri e pratichiamo “dallo stress al centro” nel mondo.
Tel Aviv è una città piuttosto piena di energia ed è anche una città balneare, quindi è facile andare in spiaggia e avere tutto il Mar Mediterraneo che si apre davanti a noi. La nostra casa si trova a cinque minuti a piedi dal parco, quando portiamo a spasso i nostri cani e giochiamo con i nostri bambini questo è per noi e per me un posto dove entrare in contatto con la natura, giocare e ricaricarmi con questo tipo di pratica “dallo stress al centro“.
Zanshin
Un altro modo per praticare dallo stress al centro è mantenere l’obiettività. Distaccarsi e osservare cosa sta succedendo, quando si è coinvolti in qualcosa, prendersi un momento per uscire dalla prospettiva e osservare da un nuovo punto di vista.
Distaccarsi e osservare è la pratica di base della consapevolezza e la pratica della consapevolezza dell’Aikido è proprio la pratica dello Zhanshin. Molti dei miei studenti spesso mi sentono parlare di Zanshin.
Zanshin, per coloro che non hanno familiarità con la parola, è un termine giapponese molto usato all’interno dello Zen ed è molto usato dalla gran parte delle arti marziali del Budo. Significa consapevolezza costante o costanza nella consapevolezza o presenza costante nel momento presente.
Innalzo questo tipo di persistenza e mi soffermo, mi soffermo, mi soffermo.
Quindi quando la mente scivola via e comincia a pensare e a parlare e all’improvviso se ne va, lo stress aumenta e mi esercito a tornare al mio centro e lascio che permanga ancora di più.
Matsuo Basho è stato il fondatore della poesia haiku in Giappone, un grande poeta. Era in un monastero e praticava Zanshin, praticava la centratura e la consapevolezza e la campana suonò, in quel momento ha scritto questa poesia che dice “la campana del tempio suona e quando finisce di suonare il suono continua a irradiarsi dai fiori”.
Quindi, esercitandosi con consapevolezza, la campana suona attivando la mia consapevolezza. Attivo la mia consapevolezza, attivo la mia centratura e poi quando il centro non c’è più la centratura continua ad emanare dalle orchidee.
È davvero semplice, è la cosa più semplice del mondo e a volte è la cosa più difficile del mondo. Ricordate, la pratica di collegamento è il nucleo di una pratica fondamentale in Aikido, quella di passare dallo stress al centro.
Pratica di collegamento numero uno: portare l’Aikido che pratichiamo nel Dojo nella vita di tutti i giorni.
Ogni volta che in Dojo si fa una tecnica siamo centrati, in collegamento col centro. Pratichiamo sempre prima nel Dojo “dallo stress al centro” e poi lo portiamo nella vita di tutti i giorni. “Dallo stress al centro“, pratica di centratura numero uno.
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Pratica 2 “Dal centro alla connessione”
Pratica di bridging numero due
“Dal centro alla connessione”
A proposito della centratura prima dicevo che si è centrati quando si ascolta, quando ci si incontra, quando ci si stringe la mano e così via. Questo però è un po’ diverso, centrarsi è una connessione puramente oggettiva, la connessione si manifesta quando inizio ad entrare nella soggettività, inizio a sentirti e non solo le tue mani, le gambe, le braccia, gli attacchi in Aikido. Comincio a sentirti dal tuo interno, è una connessione energetica che non è la connessione con il tuo corpo dall’esterno, ma è connessione con te dal tuo interno. Si parte dallo stress al centro e poi dal centro alla connessione.
Dal centro alla connessione
Alcuni dei modi di praticare dal centro alla connessione si estendono all’esterno. Quando pratichiamo centrati, come adesso, lasciamo che si trovi la centratura e anche se questo è un incontro virtuale e io sono qui a Tel Aviv e voi da un’altra parte, in realtà io posso energicamente, intenzionalmente, posso tendere la mano e connettermi con voi, e voi potete energicamente ed intenzionalmente, tendere la mano e connettervi con me.
Quindi questa pratica di connessione può avvenire attraverso lo spazio virtuale, e certamente avviene nello spazio reale. In Aikido noi pratichiamo sempre questa estensione verso l’esterno, così una volta che siete centrati praticate l’estensione che si estende da voi all’esterno e poi estendetela agli altri.
Un altro modo per praticare “dal centro alla connessione” è fare un respiro profondo concedendo al vostro confine di espandersi. I confini sono buoni, ci sono confini sani e ci sono momenti in cui i confini non dovrebbero essere innalzati e altri momenti in cui i confini dovrebbero essere alzati.
Quindi non sto dicendo di stare completamente senza confini come quando si ha un’esperienza spirituale, che può essere bella, ma nella vita ci sono i confini sociali, confini professionali e così via. Di sicuro bisogna mantenere dei confini etici, ma bisogna permettere al proprio confine di espandersi verso l’esterno.
Adesso sono solo in questa stanza, laggiù c’è una statua di O’Sensei e una statua di Buddha. Posso espandere il mio senso del sé, ci sono molte piante, qui c’è la mia orchidea, posso espandere il mio senso del sé nello spazio. Questo è andare “dal centro alla connessione”.
Quando qualcuno entra in questo spazio voglio incontrarlo energeticamente, pienamente. Come quando ami qualcuno, come me che a casa ho una bambina di sei quasi sette mesi, Dio quanto la amo, è come un pezzo di cioccolato, di burro, vorrei mangiarla ogni volta che la vedo.
Ma immaginate qualcuno sgradevole o che vi sia una relazione difficile o impegnativa, potete rimanere centrati ed estendervi energeticamente, o almeno espandervi e incontrarlo consapevolmente. Anche in questo caso non sto dicendo che dovreste lasciar cadere i confini, ma lasciare che i vostri confini si espandano e incontriate consapevolmente ciò che c’è nel momento presente. Un’altra pratica per andare “dal centro alla connessione.
Un mio amico Torsten Schoo Sensei con cui qui ho tenuto un seminario, è una persona davvero capace con profondità spirituale, fa anche Sistema ed è un ottimo insegnante 6° Dan di Aikido, racconta di sentirsi come un oceano quando pratica Aikido e anche nella vita e quest’acqua all’esterno che l’acqua al suo interno è la stessa acqua. Qualsiasi cosa arrivi, immaginate due meduse che si scontrano e possono davvero connettersi e andare insieme, e lui racconta di sentirsi sempre un oceano.
Dan Messisco Sensei pratica da quando aveva 6 o 7 anni, pratica da molti anni, 40 e più e ha un bellissimo detto. Dice che a questo punto del suo Aikido e della sua vita, non ha più necessità di sforzarsi, è centrato, aperto, connesso e tutto arriva. Non deve sforzarsi di fare Koteagashi o Ikkyo o Iriminage perchè tutto arriva, l’Aikido arriva, ogni cosa accade e basta. Questo significa essere profondamente centrato, aprirsi per poi connettersi verso l’esterno.
Connettersi all’esterno
Quindi ancora una volta ricordate:
Pratica di bridging dallo stress al centro, siamo andati all’interno e abbiamo stabilito il centro interiore.
Ora dobbiamo andare all’esterno, ci muoviamo da un totale obiettività in cui ci siamo centrati ad una totale soggettività. Lo facciamo durante le lezioni di Aikido, qui nel Dojo siamo in uno spazio sicuro, ma ora dobbiamo andare a farlo nella vita. In questo momento ci sono 23 persone al telefono, sono in diretta su Facebook.
Guardatevi intorno, siete soli nella stanza, siete in un caffè, ci sono persone intorno a voi, bambini che giocano laggiù o siete al lavoro? Solo per un momento aprite il centro, fatelo davvero, fate questa pratica ora. Tra un attimo qualcuno entrerà da quella porta e mi porterà fuori dal mio centro o mi aprirò e li includerò, sarò con loro e sarò con loro energeticamente in questo spazio?
Pensate ad una medusa nell’oceano e ad un’altra medusa nello stesso oceano, i confini sono le membrane, ma è tutto oceano e ne io né lui o lei siamo meduse. Fondamentalmente siamo oceano, siamo oceani che si manifestano come meduse.
In un certo senso, ne parlavo proprio ieri, da un punto di vista spirituale abbiamo questo tipo di esperienze spirituali. Alcuni le chiamano esperienza di Dio: Miles ha avuto un’esperienza di Dio. Beh, in un certo senso, se lo fai abbastanza, allora Dio comincia ad avere un’esperienza di Miles e presto si manifesta in te. Possiamo chiamarlo Dio, grande energia, Kami dell’Aikido per stare nell’ambito dell’Aikido.
Lo spirito dell’Aikido è in me e lo spirito dell’Aikido è in te e tu ed io siamo diversi, mi connetto a te ma tu ed io siamo diversi. Ma lo spirito Aiki in te e lo spirito Aiki in me è lo stesso, è così che tu ed io diventiamo uno. Quindi se sono centrato, rilassato e aperto e mi espando verso di te posso sperimentarlo.
Se sono centrato, rilassato e aperto e mi espando verso di te mentre tu sei centrato, rilassato, aperto e ti estendi a me, allora entrambi iniziamo effettivamente a sperimentare questa esperienza ed entrambi possiamo sperimentare gli Aiki Kami, lo spirito dell’Aikido .
La pratica di bridging numero uno è una pratica di centratura “dallo stress al centro”, torniamo al centro con una piccola quantità di stress. Facciamo questa pratica e poi portiamola nella nostra vita quotidiana.
La pratica di bridging numero due riguarda la connessione, va dal centro alla connessione. Connetterti senza il centro non è una vera connessione, è dipendenza da qualcosa: voglio qualcosa da te oppure non voglio qualcosa da te o qualsiasi altra cosa, non è la stessa cosa. Prima si va dallo stress al Centro poi da un centro stabile ad una connessione centrata.
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Pratica 2 “Dal centro alla connessione”
Pratica di bridging numero tre
“Pratica di riflessione”
La terza pratica di bridging è una pratica di riflessione, ne ho parlato parecchio.
Ci sono tre aspetti per l’apprendimento:
Il primo è la teoria, ho parlato molto di teoria.
Il secondo è la pratica, quindi tutto di cui ho appena parlato è da mettere in pratica.
Un minuto fa vi ho invitato a esercitarvi sedendovi ed estendendovi nello spazio, ovunque voi siate se vedete delle persone guardate se potete portarle nel vostro campo energetico o entrare nel loro campo energetico. Questa è fondamentalmente la connessione, questa è la pratica.
Quindi per imparare qualcosa dobbiamo avere una teoria, di cui ho già parlato, dobbiamo avere la pratica, che abbiamo appena fatto con l’esercizio di connessione, e dobbiamo avere la riflessione.
Teorie come la mappa, pratiche come il territorio, riflessioni quando ti allontani e dici “ok vediamo: ho letto la mappa, cammino sul territorio e osservo come funziona tutto insieme.
Quindi la pratica della riflessione è la chiave, non è una pratica giapponese, il che non significa che i giapponesi non riflettano, naturalmente riflettono tanto quanto qualsiasi altro essere umano per certi versi di più per certi versi di meno, è solo un fatto culturale.
La riflessione di cui sto parlando è che quando ti siedi di fronte a un altro, in generale puoi farlo anche individualmente, ma la riflessione relazionale è la migliore.
Quando siete seduti di fronte a un’altra persona e condividete: “Hey com’è stato per te, per me è stato così”. Quando l’altro condivide la sua riflessione io ascolto e basta, nessuna opinione, nessuna correzione, nessun giudizio, sono proprio qui. Potrebbe essere pieno di stronzate, ma mi siedo, ascolto, ascolto e accetto, non mi fa male accettarlo e poi tocca a me condividere. Ci sono buone probabilità che attraverso il processo sia tu che io impariamo di più, perciò la riflessione è super super importante.
In Dojo non abbiamo tanti esercizi di riflessione, cerco di proporli nei miei laboratori spirituali, nei workshop di Aikido lo facciamo continuamente. Riflettere nel Dojo e portare quella riflessione nella tua vita e riflettere nella tua vita e portare quell’esperienza nel tuo Dojo è la migliore pratica di riflessione.
È la migliore pratica di collegamento di tutte le pratiche che si possono fare, e si può fare semplicemente riflettendo quando ci si siede alla fine della lezione, forse intenzionalmente per un esercizio di cui ha parlato l’insegnante, se sei un insegnante proponilo te raccomando vivamente.
Sedersi uno di fronte all’altro e chiedere “che cosa hai imparato?” o “cos’è la connessione?”, “cos’è l’Aikido per te” o “cos’è per te il conflitto” o “qual è per te la risoluzione dei conflitto”.
Dopo un’ora e mezza di pratica, sedetevi e fate questa pratica, chiedetevi “cos’è l’Aikido per voi e come si fa a portarlo nel mondo”. Solo cinque minuti di riflessione, non ci vuole molto.
Poi ci si cambia, si va a casa, al lavoro, a bere una birra o qualsiasi altra cosa. Prendi il traghetto per tornare a casa, rimbocchi le coperte ai bambini ma quella riflessione ti rimane dentro, ti rimane ancora dentro e ancora e ancora e ancora, questa è la pratica di collegamento.
Riepilogo
Quindi queste sono le tre pratiche chiave:
- numero uno riguarda il centro, il mantra è “dallo stress al centro”
- numero due riguarda la connessione, il mantra è “dal centro alla connessione”
- la terza pratica chiave di collegamento che vi offro oggi è “la pratica della riflessione”.
Se avete qualcuno con cui poter riflettere, anche su Facebook, riflettete, non litigate e non vi addentrate negli argomenti a volte sciocchi sui forum, riflettete l’un l’altro in un modo davvero sano e bello.
Sì sì, questo è quello che stiamo vivendo, questo è quello che sto vivendo, se quello che tu stai vivendo è diverso, allora fammi vedere se riesco a capire. È una bella pratica, una meravigliosa pratica di collegamento.
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Pratica Bonus “Aikido sandwich”
Pratica bonus
Aikido sandwich
Sto per offrirvi un’altra pratica bonus, il titolo dice tre pratiche, tre pratiche chiave, ma in realtà sono quattro. Quindi sono tre pratiche chiave più una pratica bonus insegnatami dal mio amico Mark Walsh.
Mark Walsh è un insegnante di embodiment , insegna embodiment yoga e tante altre cose legate all’embodiment leadership. Quando insegna yoga chiama questa pratica lo Yoga sandwich e noi lo chiameremo qui l’Aikido sandwich.
Quindi, prima di venire al dojo o quando ci si incammina verso il dojo, arrivate alla porta fermatevi e riflettete e chiedetevi “qual è la mia intenzione?”. Guardate com’è stata la giornata, è stata una giornata assurda o noiosa e forse vi sentite pigri. Qualunque cosa sia successa, riflettete su dove eravate, su dove siete ora e cosa state per fare. Questa riflessione è la la prima parte del panino.
Iniziate l’allenamento, qualsiasi cosa pratichiate, finite, vi rivestite e andate, uscite dalla porta, entrate nel mondo e vi fermate a riflettere. “Ok, cosa ho appena fatto, dove mi trovo adesso, come mi fa sentire e come sto entrando nella vita quotidiana?”. All’inizio avete un pezzo di panino, in mezzo c’è la pratica: carne, tofu o qualsiasi cosa mangiate e alla fine un altro pezzo di panino. La pratica di riflessione iniziale è la riflessione sulla vita quotidiana, la pratica del panino inizia nella vita di tutti i giorni e il panino si chiude ritornando alla vita di tutti i giorni.
Quindi l’insegnamento bonus di oggi è l’Aikido sandwich.
Le tre pratiche chiave di bridging più la pratica bonus per portare il vostro Aikido nel mondo sono:
- dallo Stress al Centro
- dal Centro alla connessione
- pratica di riflessione, nel dojo e fuori dal dojo
- il bonus – l’Aikido sandwich
Prendetevi un momento di riflessione prima di andare a fare lezione, fate lezione e dopo la lezione prendetevi un momento per riflettere.
Create un sandwich e quei pezzi di sandwich fungeranno da collegamento nella vostra vita di tutti i giorni.
Vi ringrazio tutti molto è stato bello essere con voi ancora una volta, mantenete il vostro Aikido all’avanguardia.
Miles Kessler
Libera traduzione dell’articolo pubblicato al seguente link:
Theintegraldojo.com – 3 key bridging practices
Libera traduzione del video pubblicato sul canale youtube IntegralTv



